Marmot, il vero pioniere della «salute disuguale»

Marmot, il vero pioniere della «salute disuguale»

TRENTO «Perché curare le persone e riportarle alle condizioni che le hanno fatte ammalare?». L’intero Festival di quest’anno ruota intorno a questa domanda. Per primo se l’è posta sir Michael Marmot, l’epidemiologo inglese che sarà oggi a Trento e a cui si deve la definizione di “salute disuguale”.

Ed è la stessa domanda che, ricorrente, tornava nella mente di Marmot quando era un giovane medico clinico a Sidney, in Australia. Quando in pronto soccorso si presentavano, con un dolore all’addome, gli immigrati da Grecia, Jugoslavia o sud Italia.

«A noi giovani medici veniva detto di somministrare un antiacido e di inviarli a casa – scrive Marmot nel suo libro, intitolato proprio “La salute disuguale” ed edito in Italia da “Il pensiero scientifico” – Io lo trovavo assurdo. Le persone venivano con problemi della propria vita e noi li trattavamo con una bottiglia di mistura bianca. Il mio pensiero era che noi avevamo bisogno di strumenti per affrontare i problemi della loro vita».

È la battaglia a un “mondo ingiusto” quella combattuta dal medico, 72 anni e una lunga esperienza come clinico ed epidemiologo in Australia, Stati Uniti e Inghilterra. Nella sua carriera Marmot è entrato in contatto con popolazioni di diversa provenienza sociale e culturale. Ha scoperto che si ammalano di più quelle con scolarità più bassa, provenienti da contesti sociali disagiati o con minore controllo sulla propria esistenza. Le disuguaglianze nella salute nascono dalle disuguaglianze nella società.

«Oggi sappiamo – scrive ancora Marmot – che le cose realmente importanti per la nostra vita, di minuto in minuto, di giorno in giorno, di anno in anno, hanno un impatto profondo sulla nostra salute». Per raggiungere una maggiore equità servono importanti mutamenti sociali che richiedono scelte politiche: per garantire a tutti una buona istruzione sin dall’asilo e l’accesso a condizioni di lavoro favorevoli. Con un reddito minimo per garantire una vita sana. Ma l’idea di Marmot è che ogni persona possa, nel suo piccolo, contribuire a cambiare le cose. Promuovendo la salute nel proprio ambiente lavorativo o nella propria comunità. In altre parole, migliorando «la vita delle persone, siano esse le più povere del mondo o coloro che vivono in relativo benessere».

Nella sua carriera, sir Michael Marmot ha insegnato ad Harvard ed è stato presidente della World Medical Association, l’associazione internazionale dei medici. È autore della cosiddetta “Marmot Review”, un’indagine sulle disuguaglianze sociali e sui loro effetti nella sanità inglese, le cui raccomandazioni sono oggi applicate dai tre quarti delle autorità locali in Inghilterra. Ha vinto numerosi premi, tra cui il Balzan Prize per l’epidemiologia e il William B. Graham Prize per la ricerca sui servizi sanitari. È stato insignito del titolo di cavaliere dalla regina Elisabetta per il lavoro svolto nel campo dell’epidemiologia e nella comprensione delle disuguaglianze della salute.

E di disuguaglianze Michael Marmot parlerà anche oggi a Trento, alle 18 al teatro sociale. Perché, come ha detto in più di un’occasione, anche dove le cose nella sanità vanno meglio, si può sempre «fare di più».

Pubblicato su “Trentino”, 2 giu. 2017

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