“Così le attività umane influenzano le migrazioni degli animali”

Le nuove tecnologie permettono di tracciare gli spostamenti, riuscendo a capire i danni dello sviluppo urbanistico incontrollato

“Così le attività umane influenzano le migrazioni degli animali”

In passato, per migliaia di anni, tenere traccia degli spostamenti degli animali significava seguire le loro orme. Oggi con il progresso della tecnologia – con i satelliti, i droni, le trappole fotografiche, i cellulari e gli accelerometri – gli studiosi possono approfondire lo studio del comportamento animale. È così che si sono accorti che anche le migrazioni sono influenzate dalle attività dell’uomo.

Come racconta Citylab, un istituto di ornitologia tedesco ha seguito con il gps le rotte delle cicogne. Ha scoperto che, nella loro migrazione, le cicogne tedesche hanno evitato il percorso tradizionale: quello faticoso che le portava ad attraversare il deserto del Sahara. Si sono invece fermate in città come Madrid, in Spagna, o Rabat, in Marocco: all’apparenza attratte dal cibo fra i rifiuti, in particolare quello che resta abbandonato nelle discariche.

Per di più, si è scoperto che mentre le cicogne della Grecia, della Polonia e della Russia seguivano il percorso tradizionale, quelle provenienti da Germania, Spagna e Tunisia – più abituate al contatto umano – preferivano accorciare il loro percorso, fermandosi nel nord dell’Africa, in particolare nelle grandi città del Marocco.

«Le cicogne normalmente attraversano il Sahara per raggiungere le distese del Sud Africa: ma è un viaggio lungo e pericoloso, qualcuna di loro muore – spiega il geografo James Cheshire – per questo è facile capire perché alcune cicogne si siano abituate a servirsi nei “fast food” che sono per loro le discariche». Cheshire ha scritto un libro, intitolato “Where the animals go”, “Dove vanno gli animali”. Grazie all’aiuto di Oliver Uberti, un esperto di grafica, ha disegnato delle mappe che tengono traccia delle abitudini migratorie degli animali.

Si è scoperto che le città sono sempre più delle barriere, che interrompono il naturale percorso delle migrazioni. Se in alcuni casi questo si è tradotto in una convivenza, in città, fra uomini e animali, in altri casi l’invadenza dell’uomo ha avuto effetti più deleteri. Per esempio, alcune strade nel Kenya hanno interrotto d’improvviso le abitudini secolari dei leoni: non potendosi più spostare, hanno finito per isolarsi, in alcuni casi mettendo a rischio la loro sopravvivenza. Un rischio simile a quanto già accaduto in California, negli Stati Uniti, per i puma.

Anche per questo è importante il progresso tecnologico e lo studio sempre più preciso delle migrazioni. Esistono infatti delle fondazioni – come “Save the Elephants” in Kenya – che hanno sfruttato i dati, raccolti con i gps, per mettere sotto pressione i governi. L’intento è di riuscire a interrompere lo sviluppo urbanistico incontrollato, facendo convivere le esigenze dell’uomo con quelle della natura.

Articolo pubblicato per la Zampa, 26-09-2017

Scrivi una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.