A Roma la prima scenografia teatrale stampata in 3D

Le ambientazioni del Fra Diavolo saranno realizzate con nuove macchine. Ecco come l’arte ha ispirato un nuovo business

A Roma la prima scenografia teatrale stampata in 3D

Sul palco del teatro dell’Opera di Roma ci saranno due grandi facciate deformate, larghe sei metri mezzo e alte cinque metri circa. L’imponente scenografia del Fra Diavolo – in scena dall’8 al 21 ottobre – ha la particolarità di essere realizzata completamente con stampanti 3D. È la prima volta che un allestimento teatrale è costruita con questa tecnica.

È stato necessario affittare un capannone e trasformarlo nel più grande service di stampa al mondo. All’interno cinque stampanti, costruite appositamente, hanno lavorato a pieno ritmo per mesi, utilizzando come materiale di partenza 1.500 chilogrammi di PLA, un polimero che deriva dal mais ed è totalmente riciclabile.

La presentazione della scenografia

In passato stampanti 3D erano state utilizzate a teatro per realizzare maschere e componenti d’arredo, ma mai per un impianto scenografico così imponente. Il regista Giorgio Barberio Corsetti spiega che «questa tecnica permette di creare delle scenografie prima impensabili».

«Quando ce l’hanno proposto eravamo incuriositi ma stentavamo a crederci – spiega a la Stampa Massimo Moretti, amministratore della Wasp, l’azienda di stampanti 3D coinvolta nel progetto – Ci sembrava un’idea che potesse venire solo a chi non è esperto, difficile da realizzare. Ma la loro determinazione ci ha convinto». Al teatro romano sono certi che questo sia il futuro: «Tra cinquant’anni – dicono – tutte le rappresentazioni teatrali avranno scenografie realizzate così».

Era più di un secolo che al Teatro dell’Opera di Roma non veniva rappresentato il Fra Diavolo, opera lirica in tre atti del compositore francese Daniel Francois Auber, andata in scena per la prima volta a Parigi nel 1830. La scenografia s’ispira alla percezione deformata della realtà tipica dell’opera e ricorda quasi un quadro di Dalì. «Realizzarla è stata una sfida contro il tempo, soprattutto per la costruzione delle macchine – spiega Moretti – ma ce l’abbiamo fatta, nella consapevolezza che quando fai qualcosa di nuovo si genera anche un mercato prima inesplorato».

Tanto che ora la nuova linea di stampanti 3D della Wasp sta attirando i clienti: «Ne abbiamo già vendute – conferma Moretti – abbiamo scoperto altre esigenze, le utilizzeremo anche per stampare delle statue. È uno di quei casi in cui l’arte ha trainato l’industria».

Articolo pubblicato per la Stampa, 03-10-2017

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