Gli elefanti del Mali rischiano l’estinzione, li protegge un gruppo di soldati

Erano presi di mira dai trafficanti d’avorio, ora hanno una scorta armata che li difende

Gli elefanti del Mali rischiano l’estinzione, li protegge un gruppo di soldati

Gli elefanti del Mali stanno affrontando la più importante migrazione mai vissuta dalla loro specie, nella regione di Gourma, in un’area grande più o meno quanto la Svizzera. Cercano cibo e acqua in una zona dalla forte siccità, dove sono frequenti le tempeste di sabbia e le temperature superano i 50 gradi.

Per loro però c’è un pericolo più grande rispetto alle avversità climatiche: sono i bracconieri in cerca d’avorio. Dal 2012 sono responsabili della morte di più di 160 elefanti, ora in Mali ne restano solo 300 e rischiano l’estinzione. Per proteggerli – come riporta il New York Times – nove mesi fa è stato incaricato un gruppo di militari. Hanno il compito di pattugliare la zona, sono gli “angeli custodi” degli elefanti che stanno migrando. Da quando esistono nessun elefante è stato più ucciso.


Favoriti dal caos

Il Mali vive una situazione di grave instabilità. Nel 2012 alcuni gruppi di jihadisti, in parte legati ad Al Qaeda, hanno preso il controllo della zona nord. Nel gennaio 2013 una forza militare internazionale guidata dalla Francia ha liberato una buona parte del Paese, ma ci sono ancora regioni fuori controllo, in mano agli islamisti o ai gruppi di banditi.

Prima del 2012 le comunità del Mali convivevano in maniera pacifica con gli elefanti. Ma la situazione generale di caos ha favorito la diffusione dei bracconieri. Susan Canney, direttrice del Mali Elephant Project, spiega che «il bracconaggio non è iniziato fino a quando non è scoppiato il conflitto».

I trafficanti d’avorio seguono le stesse rotte della droga e dei migranti. Proteggere gli elefanti è anche un modo per tentare la difficile impresa di riportare la legalità in Mali. E poi si salvaguarda una specie che ha caratteristiche peculiari, sono i cosiddetti “elefanti del deserto”, quelli che stanno più a nord nell’Africa e hanno le zanne più piccole e le zampe più grosse.


Un lavoro pericoloso

I gruppi militari che hanno il compito di scortare gli animali, proteggendoli dai bracconieri, sono diffusi in varie zone del mondo. Come riporta il Guardian, è un lavoro pieno di pericoli. Fra agosto e settembre due soldati sono stati uccisi dai cacciatori di frodo in Brasile e in Messico.

A metà agosto lo stesso destino è toccato in Mali al caporale Souleymane Tangara , membro della squadra che protegge gli elefanti. Il soldato è stato coinvolto in un attentato terroristico di matrice jihadista, è morto insieme ad alcune guardie di sicurezza dell’Onu, una settimana prima che nascessero le sue due figlie gemelle. A settembre tre militari sono rimasti feriti dopo un attacco di ignoti.


Il traffico d’avorio

Intanto la presenza dei soldati ha frenato l’uccisione degli elefanti. Il timore degli esperti è che sia una tregua temporanea. Per scongiurare davvero la minaccia bisognerebbe chiudere i mercati legali dell’avorio e con gli arresti minare la sopravvivenza delle organizzazioni illegali dei contrabbandieri.

Ma non è facile. Come scrive il New York Times, molto spesso il network dei trafficanti ha dimensioni internazionali. Dal 1981 più di ottanta operazioni di confisca di avorio, in 15 diversi Paesi del mondo, sono state collegate in maniera evidente al Mali. Visto il giro d’affari, è difficile credere che i contrabbandieri si siano davvero arresi solo per la presenza dei soldati.

Articolo scritto per la Stampa, 31-10-17

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