Il poeta innamorato e i suoi sensi di colpa

Il poeta innamorato e i suoi sensi di colpa

Amore e morte, poesia e destino, odio e passione. Ted Hughes e Sylvia Plath sono la coppia maledetta della letteratura contemporanea: il loro amore tragico finisce nel 1963 con il suicidio di lei, a soli trent’anni, poco tempo dopo che lui le ha confessato l’improvviso amore per un’altra donna. Hughes, poeta laureato d’Inghilterra morto nel 1998, è stato per anni il bersaglio di chi lo riteneva colpevole della morte della moglie tradita e poi dell’amante, anche lei suicida.

Il romanzo olandese Tu l’hai detto, scritto da Connie Palmen e pubblicato ora in Italia dalla casa editrice Iperborea, cerca di raccontare un’altra verità: il punto di vista di Hughes è la storia di un uomo davvero innamorato, alle prese con i sensi di colpa e la lotta impossibile contro i demoni che per tutta la vita hanno infestato l’anima della moglie. Il risultato è un monologo in cui è facile dimenticarsi che la voce è quella della Palmen. Si legge un romanzo e si ha la sensazione di avere fra le mani un’autobiografia. Ma la storia è molto diversa, o almeno molto più complessa, rispetto allo stereotipo, diffuso soprattutto dalla critica femminista, di Hughes come l’uomo traditore che ha portato la moglie al suicidio: “Io ero convinto che il più grande atto d’amore sarebbe stato liberarla, come un cavaliere della tavola rotonda, dalle segrete di un animo oscuro”.

Connie Palmen, 62 anni, è oggi una delle scrittrici olandesi più famose ed è conosciuta soprattutto per Le leggi, il suo romanzo d’esordio edito in Italia nel 1993 da Feltrinelli. Non è la prima volta che s’ispira a personaggi reali per scrivere un romanzo. La storia d’amore di Ted Hughes e Sylvia Plath è piena di suggestioni letterarie e di ispirazioni che sembrano uscire dagli autori che entrambi leggono: Yeats, Blake, Lawrence e Dostoevskij. Lui vede in lei la sua musa e la trasforma nella fonte d’ispirazione che gli permette una brillante carriera di poeta. Lei vede in lui una possibile salvezza, un compagno che possa aiutarla nella battaglia contro i demoni e una psiche sempre a un passo dal tracollo.

Ogni episodio della loro storia è riletto con la consapevolezza di quello che sarà il tragico finale. I segnali avversi rafforzano però il loro legame: le diffidenze degli altri, le coincidenze della numerologia, la cabala e persino i segni astrali che lui dice di interpretare come se fosse “un indovino scettico”. Tutto quello che succede – compreso il successo di entrambi nella poesia – sembra una goccia che alimenta il fiume che sta per tracimare e che li travolgerà entrambi. L’incontro con Assia Wevill, la donna che diventerà la sua amante, è solo il culmine di una storia piena di fasi oscure. C’era davvero un modo per fermare il nubifragio? E soprattutto, c’è un colpevole in tutto quello che è successo? La Palmen in realtà non cerca delle risposte, si accontenta di sollevare dei dubbi nel lettore: “Uno di noi era spacciato fin dall’inizio. Era o lei o io. Nella furia divoratrice chiamata amore, avevo trovato la mia pari”.

Articolo scritto per Il Fatto Quotidiano, 20 aprile 2018

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