Luigi Zingales: “Macron non ha certo la bacchetta magica”

Luigi Zingales: “Macron non ha certo la bacchetta magica”

TRENTO Subito dopo l’elezione a presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron ha raggiunto i suoi sostenitori al Louvre sulle note dell’Inno alla gioia. Nei suoi comizi è sempre presente, accanto alla bandiera francese, anche quella europea. Ma questi elementi simbolici possono davvero essere la premessa per una rinascita del consenso europeo, guidato dallo stesso Macron? In altre parole, il più giovane presidente francese mai eletto, può davvero cambiare anche l’Europa?

Se ne è parlato ieri, in un incontro al Festival dell’Economia. Visioni diverse, introdotte dal giornalista di Libération Eric Jozsef, e rappresentate dal politologo Sergio Fabbrini e dagli economisti Jean Pisani-Ferry e Luigi Zingales.

«Non voglio rovinare la festa – ha detto Zingales – ma io non credo che Macron abbia la bacchetta magica. Non riuscirà a cambiare la mentalità ai tedeschi. Non vedo prospettive di una vera novità alle porte». «In Italia c’è una grande eccitazione per la sua vittoria – ha aggiunto Zingales – ma l’unica cosa da festeggiare è il fatto che l’alternativa (Marine Le Pen, ndr) sarebbe stata molto peggiore».

Pisani-Ferry, che di Macron è stato anche un consigliere economico, ha sottolineato come i temi europei siano prioritari nell’agenda del neo presidente francese. Conta anche la sua giovane età: «Lui appartiene alla generazione di chi considera l’Europa come parte integrante della propria vita», ha detto Ferry. Ma per capire Macron – ha sottolineato Fabbrini – lo si deve mettere «in un contesto più ampio, che riguarda un sistema globale in forte cambiamento».

Nel giugno 2016 c’è stata la Brexit, a novembre le elezioni americane con la vittoria di Trump. «È emerso una sorta di neo nazionalismo, che ha rotto rispetto alla tradizione degli ultimi settant’anni – ha aggiunto Fabbrini –. La vittoria di Macron non è un elemento in controtendenza rispetto alla crisi della politica e dei modelli rappresentati da progressisti e conservatori. Macron rappresenta innanzitutto un nuovo modo per dare una risposta ai cambiamenti in corso».

Le posizione anti-europee ci sono ancora e sono diffuse. Macron s’inserisce come elemento di novità nello scontro che si è aperto nel mondo occidentale fra euroscettici ed europeisti. Ma la vera partita si gioca dopo le elezioni. E non è detto che la visione ottimistica del neo-presidente, come dice Zingales, riuscirà a cambiare davvero l’Europa.

Articolo pubblicato dal Trentino, 4 giu. 2017

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