Il criminale di guerra beve il veleno dopo la condanna

Il criminale di guerra beve il veleno dopo la condanna

Sarà forse ricordato come l’ultimo colpo di teatro dell’ex regista Slobodan Praljak. Un sorso di veleno, bevuto dopo che il giudice all’Aja ha confermato in appello la condanna a vent’anni di carcere per crimini di guerra nell’ex Jugoslavia. Praljak, con tre lauree e un passato da intellettuale, si era poi riconvertito alla causa del nazionalismo croato. Era stato lui a ordinare il bombardamento del ponte di Mostar, il 9 novembre del 1993.

Un sorso di veleno

Nel silenzio glaciale dell’aula di tribunale, dopo che il giudice ha pronunciato le ultime parole della condanna e gli ha intimato di sedersi, Praljak sembra seguire i passi di un copione. Elegantissimo, si leva statuario al di sopra della corte che dice di non riconoscere. A favore di telecamere, beve un liquido contenuto in un piccolo bicchiere. Passa qualche decimo di secondo che sembra eterno, poi il giudice sente nelle cuffie la traduzione di ciò che Praljak ha appena detto: “I have taken poison”. Ho preso del veleno.

La corte, che ha appena esercitato il suo potere di giudice, si ritrova d’improvviso spiazzata e confusa. Ci sono uomini di diritto, bardati nelle loro toghe, che si alzano e iniziano a correre, altri che si guardano negli occhi, increduli, non sanno cosa fare. Interviene l’avvocato difensore: “Il mio cliente ha detto di aver assunto del veleno”. La seduta viene sospesa, si direbbe che il sipario si chiude d’improvviso. Ma questa non è davvero l’opera di un regista teatrale, ma il gesto – forse estremo – di un criminale di guerra, ora in fin di vita.

Solo una settimana fa Ratko Mladić, l’uomo di Srebrenica, aveva inveito contro la corte che lo stava per condannare. Forse Praljak ha voluto osare di più, consapevole che quel sorso di veleno in diretta televisiva rinforzerà il suo mito, dato che nella sua patria oggi è ancora considerato un eroe. Nell’ora della condanna, si è giocato l’ultima carta, ha deciso lui il suo destino.

Aveva fatto distruggere il ponte di Mostar

Slobodan Praljak è nato il 2 gennaio del 1945 a Čapljina, nell’Erzegovina, la patria degli ustascia alleati del nazismo. Nella prima parte della sua vita è stato un intellettuale, ha preso tre lauree (in ingegneria, filosofia e sociologia). È stato regista teatrale e televisivo. Poi, dai primi anni Novanta, ha abbracciato la causa nazionalista croata, è stato fra i teorici della pulizia etnica contro i musulmani di Bosnia. Era convinto che si dovesse cancellarne anche la memoria: per questo aveva ordinato la distruzione del ponte di Mostar, che per secoli era stato un simbolo di convivenza fra cattolici e musulmani.

E anche il veleno, bevuto in un fiato come se fosse cicuta, assume la forza inquietante di un simbolo. Nei prossimi giorni si dovrà capire come Praljak se lo sia procurato e come lo abbia portato con sé nell’aula di tribunale. Ora però resta solo l’impressione di un gesto, che da un tribunale d’Olanda rimbalza sui media di tutto il Mondo.

Articolo scritto per esercitazione, Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino, tutor Gigi Riva, 30/11/2017

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