Di Open, giornali e giornali digitali, con un sacco di auto-storytelling

Di Open, giornali e giornali digitali, con un sacco di auto-storytelling

Oggi chiacchierando di nuovi giornali online “aperti” e di grafica con lo sfondo nero mi è tornato in mente il “glorioso” (per me intendo) DPunk: un giornale online (lo chiamavamo webzine) dedicato alla musica punk/metal/hard rock che mi ero costruito da solo nel 2003 (anche se le prime versioni su hosting gratuiti erano di un paio di anni prima). Avevo 15 anni, il dominio me lo aveva portato Babbo Natale (davvero!).

C’erano notizie, sondaggi, mp3 di gruppi emergenti e un quiz interattivo. C’era un guestbook dove chi voleva poteva lasciare un messaggio. E c’era soprattutto un forum che nel giugno del 2004 (vedo ora grazie a way back machine) aveva 266 utenti registrati, 39.743 messaggi, un record di 11 utenti connessi in contemporanea il 18 aprile 2004… ah per dire, Facebook è nato a Cambridge nel febbraio del 2004, quando il forum del dpunk aveva già centinaia di iscritti

Era tutto molto adolescenziale, amatoriale, brutto..a tratti volgare.. ma a un certo punto le case discografiche avevano iniziato a prendermi sul serio e mi inviavano i cd a casa gratis perché li recensissi.. tre/quattro a settimana (qualcuno lo ho ancora in cantina.. erano orribili)

Intanto passavo il tempo (sì, prima e dopo la scuola, dove ovviamente questo mio lavoro extrascolastico non era per niente valorizzato) a cercare di modificare codici senza capirci nulla, facendo solo copia-incolla da alcune guide che trovavo online, esaurendo puntualmente i minuti mensili dell’adsl che ai tempi non era illimitata.

La base era fatta con FrontPage (un must per gli ignoranti), ma poi avevo usato dei codici html e java per far sì che il sito – aperto dai browser – andasse a tutto schermo, e i link si aprissero con dei pop up, anche perché ai tempi non c’erano ancora i blocca pop up o erano poco diffusi. Il guestbook era una prima forma di embed da un sito esterno.

Il forum invece era costruito con phpbb, un software open source che si integrava con mysql. Ma anche quello lo avevo modificato grazie alle guide all’hacking: righe di script in php, copiate e incollate su blocco note, sempre non capendoci nulla (facevo il liceo classico e in matematica ero una capra, figuratevi cosa potevo sapere di programmazione: e questo purtroppo non è cambiato molto).

Imparavo qualcosa a forza di tentativi e sbagli… con tutti gli insulti al mondo quando ti accorgevi – dopo ore di lavoro – che il risultato faceva schifo. E con la soddisfazione di vedere che invece altro riusciva esattamente come volevi: quasi una magia.

La base di partenza era sempre e comunque una notizia, una recensione o un contenuto e il modo in cui doveva essere veicolato. Credevo ancora nell’interazione: era una forma di citizen journalism, anche se ovviamente non me ne rendevo conto e per me era solo un modo per raccontare ciò che mi appassionava, nell’era di massima espansione dei blog, e per trovare persone con i miei stessi interessi, profondamente settoriali, in tutta Italia.

Di per sé era una vita distorta e parallela, che poi faceva fatica a reggere il confronto con la realtà.. infatti abbiamo organizzato tre/quattro raduni per conoscerci di persona (Verona, Bologna…) e non è andata benissimo, ma questa – come dicono i content creators – è un’altra storia.

Io non so se tutto questo mi sia servito a qualcosa o se mi servirà un giorno nel lavoro (anche perché è molto difficile da tradurre anche solo in un curriculum). Ma di certo quando oggi leggo di nuovi progetti editoriali digitali, mi emoziono come quel ragazzino che passava il tempo ad hackerare il proprio forum e si dimenticava di tradurre la versione di greco.

Per questo ho quell’atteggiamento un po’ critico e un po’ eccitato verso le novità in campo editoriale, anche se per inciso io sono fra i 14.975 che non sono stati scelti da Enrico Mentana per farne parte… e quindi diritto di parola credo di avercelo solo fino a un certo punto.

Ma soprattutto, sempre per questo, continuo a rimanere perplesso quando ci sono altri giornali che usano “la versione online” come brutta copia della carta. Cosa che neppure 15 anni fa, senza soldi e senza conoscenze, nessun ragazzino delle webzine avrebbe pensato di fare…

PS, opinione non richiesta, ma è stato il punto di partenza di tutto questo amarcord (pardon: story telling): lo sfondo nero sull’lcd stanca meno gli occhi, ma per molti, me compreso, è illeggibile..credo che la scelta migliore sia quella fatta da molte app – come per esempio Audible – che danno la possibilità di scegliere fra “tema chiaro” e “tema scuro”

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