Amico robot, per i manager l’intelligenza artificiale aumenta ricavi e posti di lavoro

Una ricerca condotta su mille imprenditori: le nuove tecnologie sostituiscono le occupazioni più ripetitive ma aprono a nuove prospettive

Amico robot, per i manager l’intelligenza artificiale aumenta ricavi e posti di lavoro

La paura ancestrale che i robot possano sostituire gli umani sta bene in un film di fantascienza o nei libri di Asimov. Un’indagine promossa da Capgemini – società che si occupa di consulenza e tecnologia – sembra dire che la realtà è ben diversa. Le imprese che hanno adottato l’intelligenza artificiale non solo hanno aumentato i ricavi ma anche i posti di lavoro. Anzi, molto spesso i lavoratori sono stati liberati dalle mansioni ripetitive, potendosi dedicare ad altro.

A gennaio un’altra ricerca, promossa questa volta da McKinsey&Company, sosteneva che oltre metà dei lavori oggi esistenti ha già il 30% delle funzioni che potrebbero teoricamente essere computerizzate. Il nuovo studio, condotto tra marzo e giugno 2017, è partito da un punto di vista diverso: quello degli imprenditori e dei manager, quasi mille provenienti da nove Paesi diversi, Italia compresa. Guidano tutti società con ricavi pari o superiori ai 500 milioni di dollari.

Ebbene, quattro intervistati su cinque (l’83%) hanno dichiarato che grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale sono riusciti a creare nuovi posti di lavoro. Questo non significa che le aziende non siano cambiate con la nuova tecnologia. Le assunzioni sono state perlopiù a livello manageriale, mentre molti dipendenti sono stati ricollocati con nuove funzioni. Anche perché – sostengono gli intervistati – la presenza dei robot in azienda permette di semplificare le mansioni più complesse.

«Con l’intelligenza artificiale si riduce il tempo che in precedenza veniva impiegato per svolgere mansioni ripetitive, così da poter permettere ai dipendenti di concentrarsi su attività che generano maggiore valore, sia per le imprese sia per i clienti», dice Michael Natusch, responsabile dell’intelligenza artificiale per l’azienda finanziaria inglese Prudential.

Insomma, almeno per il momento bisogna forse rivalutare gli scenari apocalittici di un presente occupazionale soppiantato dai robot. Per il futuro, Martin Ford, autore del saggio “Robot: la tecnologia e la minaccia di un futuro senza lavoro”, è più pessimista e sostiene che la società dovrà affrontare cambiamenti radicali. «I lavori in posizione più precaria sono quelli legati a “routine, ripetitività e prevedibilità”», sostiene Ford.

In ogni caso, grazie all’intelligenza artificiale il mondo del lavoro sta già cambiando. Secondo i manager intervistati da Capgemini non è detto che questo sia per forza un fatto negativo.

Articolo pubblicato su laStampa.it

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