Le scimmie che sono rimaste a Fukushima dopo l’incidente nucleare sono microcefale, hanno corpi più piccoli del normale, alti livelli di Cesio nei muscoli e soffrono di anemia (hanno livelli inferiori di emoglobina nel sangue). Lo si capisce da alcune ricerche scientifiche pubblicate da Nature e realizzate da Shin-ichi Hayama, un veterinario che già studiava i macachi prima del disastro. Le ricerche sono state riprese da Forbes.
Il disastro nucleare
Era l’11 marzo del 2011 quando il terremoto di Sendai e del Tōhoku, con magnitudo 9.0 ed epicentro nell’oceano, ha causato uno tsunami che si è riversato sulla parte nord del Giappone. Una serie di esplosioni hanno coinvolto la centrale di Fukushima Dai-ichi, in un incidente nucleare paragonabile a quello disastroso del 1986 a Chernobyl.
Per evitare le radiazioni gli uomini hanno lasciato la zona più vicina ai reattori, ma non così i macachi giapponesi. Inconsapevoli di quanto era accaduto, hanno continuato a frequentare le aree dove erano cresciuti e dove Hayama già aveva avuto modo di studiarli.
Le conseguenze delle radiazioni
Il veterinario ha quindi a disposizione i dati del prima e del dopo, conosce le scimmie di Fukushima e la loro improvvisa evoluzione causata dal disastro, soprattutto per gli animali concepiti fra le radiazioni. I macachi nati dopo l’incidente pesano meno e hanno corporature più minute, hanno teste e cervelli più piccoli: sono microcefali.
«Avevamo già l’esempio di Hiroshima e Nagasaki – spiega Hayama -. Quando gli embrioni e i feti sono esposti alle radiazioni nell’utero, nasceranno soggetti che pesano meno e che soffrono di microcefalia. Il fatto che lo stesso sia avvenuto per i macachi di Fukushima è un’importante conferma scientifica».
Sangue povero
Ma non è l’unica conseguenza. Analisi approfondite – con i primi risultati che erano stati resi noti già nel 2014 – hanno permesso di capire che le scimmie hanno alti livelli di Cesio radioattivo nei muscoli, ma bassi livelli di globuli bianchi e globuli rossi. Le scimmie soffrono di anemia.
«Abbiamo trovato una correlazione fra l’abbassamento dei livelli di emoglobina e l’aumento della concentrazione del materiale radioattivo nei muscoli – dice Hayama -. E ancora, anche in questo caso c’è un precedente: è quello che era accaduto anche nei bambini di Chernobyl».