Scoperto un tempio etrusco sul Monte Giovi, da lì osservavano i fulmini

In un libro i risultati degli scavi compiuti dall’Università di Firenze: i sacerdoti guardavano il cielo per predire il futuro, ma la loro religione è ancora un mistero

Scoperto un tempio etrusco sul Monte Giovi, da lì osservavano i fulmini

Un team di ricercatori dell’Università di Firenze ha scoperto un tempio etrusco sul Monte Giovi, la montagna di Giove. Lì sulla sommità, a quasi mille metri sul livello del mare, gli etruschi studiavano i fulmini per interpretare il volere degli dèi e predire il futuro.

Sappiamo ancora poco della religione etrusca e per questo la notizia affascina studiosi e appassionati di storia. Anche perché è una delle poche aree sacre dell’Etruria sopravvissute fino a noi. Per trovarla sono serviti sei anni di lavoro, con l’impegno di studenti e dottorandi dell’Università di Firenze, in un team di giovani guidato dall’archeologo Luca Cappuccini. Ora i risultati della ricerca, iniziata con gli scavi nel 2010, sono stati raccolti in un libro.


Resti del muro perimetrale dell’insediamento

Tre diversi strati

Il rilievo fa parte di un sistema montuoso che separa il Mugello dalla piana di Firenze, al di sopra della città etrusca di Fiesole. Dall’alto, anche grazie alle fotografie aeree, si intuisce la presenza di un terrapieno rettangolare sulla vetta. «Già negli anni Settanta – spiega Cappuccini a La Stampa – nella zona erano stati trovati tre bronzetti e alcune punte in ferro di freccia e giavellotto».

I nuovi scavi hanno messo in luce tre diversi strati con insediamenti di età diversa. In quello più antico c’è una capanna con un’area lastricata intorno. Nel terreno è stato trovato un lituo, lo strumento in ferro utilizzato dai sacerdoti per delimitare i confini di un’area sacra. È fra i più antichi al mondo e fra i pochi ritrovati ancora in un tempio, dato che la maggior parte di questi reperti proviene dalle tombe dei sacerdoti.


Un tempio celeste

Frammento del lituo in ferro trovato sul Monte Giovi

«Il lituo era stato rotto e conficcato nel terreno al centro dell’area lastricata – dice Cappuccini – Dalla posizione si può ipotizzare che questo fosse un “auguraculum”, un tempio celeste». Un luogo utilizzato per interpretare la volontà degli dèi.

«Gli etruschi dividevano il cielo in sedici parti, ognuna corrispondeva a una divinità diversa. Per questo per gli etruschi era importante osservare i fenomeni naturali come i fulmini», spiega l’archeologo.


Il significato dei fulmini

È probabile che il tempio fosse dedicato a Tinia, la versione etrusca di Giove e di Zeus. Non era l’unica divinità a scagliare le sue frecce, i fulmini, verso gli uomini. Ma era la più importante e ha dato probabilmente anche il nome al monte, poi chiamato per questo “di Giove” dai romani.

La scoperta non risolve i tanti misteri che ancora avvolgono la religione degli etruschi: quello che sappiamo lo dobbiamo ai testi latini. Dei fulmini studiavano probabilmente la forma, la posizione e il colore: ma non sappiamo poi quale significato davano a ognuna di queste caratteristiche.

Articolo scritto per la Stampa, 07/11/2017

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