“Non vogliono ricordare la vittima del femminicidio”. E il sindaco si dimette

A Tenno, in Trentino, niente lapide per la ragazza

“Non vogliono ricordare la vittima del femminicidio”. E il sindaco si dimette

Il sindaco di Tenno, in Trentino, si è dimesso. Siamo nello stesso piccolo paese dell’Alto Garda sconvolto quasi un anno fa da un femminicidio. E il sindaco ha lasciato come segno di protesta, contro chi nella sua comunità non vuole dedicare una lapide alla giovane vittima: “Mi dimetto perché non posso più rappresentare la comunità nella sua interezza”.

Era fine luglio del 2017. Matteo Stanga, prima di suicidarsi, uccise a colpi di pistola Alba Chiara Baroni. Lei voleva solo porre fine alla loro relazione. Il sindaco, Gianluca Frizzi, è il primo in Italia a dimettersi come segno di protesta perché – sostiene – la sua comunità non ha dato un segno univoco di condanna al femminicidio. Un fatto di sangue come questo, che ha squarciato un’intera comunità, va ricordato o è meglio dimenticare? Frizzi non ha dubbi: vorrebbe dare un segnale alla famiglia di Alba Chiara che ha chiesto una lapide in ricordo di loro figlia.

Ma il sindaco ha trovato resistenze nel suo stesso paese. Anche perché lo stesso omicida era di Tenno, dove fra l’altro era volontario dei Vigili del fuoco. C’è chi ricorda che le famiglie distrutte dal dolore, un anno fa, furono due. Uno zio di Stanga è fra l’altro consigliere comunale. D’accordo con il sindaco, mercoledì sera è uscito dall’aula prima che fosse affrontato l’argomento.

“A noi è toccata questa tragedia – ha detto il sindaco, dimettendosi – La domanda che dopo mesi di tira e molla mi sono posto è semplice: questa vicenda va ricordata o dimenticata? Siamo in una tempesta, e il capitano della nave ha deciso: questa tragedia va ricordata. E va messo un punto: quanto accaduto è inaccettabile e inqualificabile”.

Così ha chiesto ai suoi consiglieri una risposta: “Volete ricordare o dimenticare?”. Come ultimo atto, il sindaco ha lasciato un documento. Gli amministratori avranno qualche giorno di tempo per decidere. Dovranno firmare nella colonna del sì o del no, a favore o contro la lapide. Il sindaco, prima di dimettersi, ha messo per primo la firma sotto al sì.

Articolo scritto per Il Fatto Quotidiano, 25 maggio 2018

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