Nudi alla mostra. Ma pure al camping e al centro sociale

Nudi alla mostra. Ma pure al camping e al centro sociale

All’apparenza sarà una visita al museo come tante altre: alle pareti i quadri di De Chirico e di De Pisis, mentre uno storico dell’arte farà da guida. Solo che sabato, dalle 21 alle 23, tutti i visitatori dei musei civici di Domodossola saranno nudi. Completamente nudi. È la prima volta che succede in Italia, ad organizzare l’evento è l’A.n.ita., l’associazione dei naturisti italiani. “Vogliamo approcciarci alle opere d’arte senza nessuna barriera – spiega Giampietro Tentori, presidente dell’associazione – completamente liberi, per provare nuove sensazioni”.

In Italia si calcola che ci siano quasi 500mila persone che praticano il naturismo, anche se la maggior parte di loro lo fanno all’estero: Francia, Spagna, Olanda o Croazia, dove le strutture specializzate sono molte di più e molto più attrezzate. Ovviamente ci sono le spiagge, dove si può prendere il sole senza veli. “Ma il naturismo è qualcosa di più del nudismo – dice Tentori – è una filosofia che attraverso la nudità fa riscoprire il rispetto per sé stessi, per gli altri e per l’ambiente che ci circonda.

A Vienna, Monaco e Parigi ci sono parchi urbani con delle aree in cui si può praticare il naturismo”. In Italia, salvo poche eccezioni (per esempio in Alto Adige), non si può stare nudi neppure in sauna nei centri benessere. Il nostro Paese – storicamente bigotto – è più indietro su questo tema, anche perché non esiste una legge nazionale sul naturismo e solo alcune regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) si sono adeguate. Ci sono una dozzina di campeggi naturisti autorizzati, soprattutto nell’entroterra.

E poi delle spiagge storicamente frequentate da nudisti, dove capita però ogni estate che alcuni di loro siano multati per offesa alla pubblica decenza. Le associazioni promuovono i ricorsi, quasi sempre vincendo. Anche perché la Corte costituzionale ha sancito in più occasioni che il concetto di decenza è profondamente mutato nel tempo. “E il naturismo italiano esiste e resiste”, dice Gianfranco Ribolzi, vicepresidente dell’Unione naturisti italiani.

Come fossero gli Adamo ed Eva del Piemonte, Ribolzi gestisce con la moglie “Le betulle”, un camping naturista in provincia di Torino, a una ventina di chilometri dalla città: “Quando abbiamo iniziato alla fine degli anni Sessanta in paese ci guardavano tutti come quelli strani. Poi hanno iniziato a capirci: siamo nudi, ma siamo più che normali e ci sono fior fiore di trattati di psicologia che spiegano perché si diventa naturisti – spiega Ribolzi –. Ma c’è un modo migliore per capirlo. Basta andare al mare, in un posto isolato dove nessuno ci può vedere, e fare il bagno nudi. E sentire la differenza. Ve lo dico io cos’è quella sensazione che si prova: è la libertà”.

Il mese scorso in un centro sociale di Milano è stato organizzato l’evento “Balla coi nudi”, una serata di danze, rigorosamente senza vestiti. Ma andare nudi in un museo – come succederà sabato a Domodossola – è un’esperienza che in Italia non ha precedenti. “Hanno fatto qualcosa di simile a Parigi – spiega Tentori – per il nostro Paese è un esperimento, ma siamo convinti che si possa apprezzare meglio l’arte girando nudi per le sale”.

E i naturisti credono che per l’Italia puntare su questa particolare forma di turismo, anche culturale, potrebbe essere una inaspettata via di sviluppo economico. “Ci sono imprenditori che finalmente lo stanno capendo – conclude Tentori – in tutta Europa ci sono venti milioni di persone che praticano il naturismo. Che facciamo? Vogliamo continuare a guardare mentre vanno nel sud della Francia, o li vogliamo finalmente accogliere anche in Italia?”. Magari per un giro al museo.

Articolo scritto per Il Fatto Quotidiano, 18 luglio 2018

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